“L’overtourism? Causato dalla scelta di fare delle Dolomiti un sito Unesco”

Dopo gli ambientalisti, gli albergatori, la stessa polemica. Al centro della discussione: l’inserimento delle Dolomiti nella lista dei luoghi Patrimonio Unesco (dal giugno 2009), “colpevole” di aver causato un aumento del turismo “mordi e fuggi”, selfie e visite veloci in alta quota. E quello che sembrava un grande riconoscimento e un volano economico, si starebbe invece rivelando solo un’operazione di marketing, in pratica un boomerang. Sotto accusa, la Fondazione Dolomiti Unesco che dopo aver ottenuto la “medaglia” non ha attuato, come aveva invece promesso, insieme alle amministrazioni locali un piano di gestione efficace e nemmeno ha mai coinvolto realmente le comunità della montagna. Non solo. Rimasto sulla carta il piano gestione Dolomiti 2040. Nel frattempo, sono esplosi i fenomeni social e mediatici: influencer, discoteche ad alta quota, campagne promozionali che banalizzano il paesaggio. Davanti a tutto questo la Fondazione è rimasta in silenzio. Ed ora gli albergatori che hanno aderito al Comitato per la salvaguardia dei passi dolomitici hanno presentato un documento in cui minacciano: “Forse è arrivato il momento di rinunciare al riconoscimento”. Una sfida.

Dunque, secondo una parte degli albergatori il fenomeno dell’overtourism con le code chilometriche alle funivie e sui sentieri sarebbe esploso anche a causa dell’iscrizione delle Dolomiti nella Lista del Patrimonio Mondiale. Qualche esempio? “Il lago di Braies. Essere diventato lo scenario per le riprese della fiction Un passo dal cielo, ha amplificato non solo la notorietà del luogo, facendolo diventare protagonista per video social”, scrive nel documento Osvaldo Finazzer, albergatore e presidente del Comitato per la salvaguardia dei passi dolomitici “è un circuito vizioso comune ad altri luoghi: la serie televisiva rende improvvisamente famoso un luogo accessibile, subito dopo i social ne amplificano la notorietà attirando turisti. Più aumentano i video, più arrivano turisti. A quel punto, il fenomeno, se non gestito, è probabile che sfugga di mano e nel giro di poco tempo si arriva all’overtourism. Allora si chiudono gli accessi dando la colpa a chi? Ai turisti. Ma la responsabilità è di chi ha sostenuto la scelta di ambientare una fiction televisiva in un paesino delle Dolomiti? Certo, sono fenomeni complessi, e nessuno immaginava questo risultato, ma c’è una causa ed un effetto evidente e nessuna assunzione di responsabilità”.
Secondo Finazzer dunque non sono solo le Dolomiti ad essere coinvolte in questo fenomeno di marketing: “Si crea una notorietà mondiale su un’area geografica. Una notorietà superficiale, da cartolina, da catturare con il telefonino e condividere in rete. Per noi è una politica di promozione del territorio miope e poco lungimirante. E poi ci si lamenta che invece di non avere un turismo qualificato, rispettoso, attratto dalla cultura delle valli. Siamo invasi da un flusso turistico non strutturato, occasionale, poco coinvolto nelle proposte culturali e poco interessato alla scoperta autentica del patrimonio di montagna”. Allora cosa fare?
“Forse è il momento di fare una riflessione”"Lo stesso sta avvenendo in Costiera Amalfitana o le Cinque Terre: territori venduti solo come cartoline condannati ad una notorietà mondiale e ora vittime e prigionieri addirittura con le Ztl, come si sta ipotizzando per le Dolomiti. Forse bisogna fare una riflessione: vogliamo vendere l’immagine da cartolina del sito Dolomiti Unesco o vogliamo costruire una economia turistica di qualità, con un turismo che si ferma nel territorio, che cammini sui sentieri, che conosca l’identità e la cultura dei luoghi?” insiste Finazzer che alla fine lancia la sfida “Dolomiti, Costiera Amalfitana o Cinque Terre. Forse è arrivato il momento di rinunciare al riconoscimento Dolomiti Unesco che ha fatto danni incredibili nelle Dolomiti, e non solo qui”.
La categoria divisa: “Le soluzioni ci sono”Ma è davvero il riconoscimento dell’Unesco in certi casi, una delle cause dell’overtourism oppure è colpa della mancanza di politiche territoriali efficaci? La sfida lanciata da una parte degli albergatori di rinunciare al riconoscimento ha diviso la categoria. Walter De Cassan presidente di Federalberghi Belluno-Dolomiti non pensa che questa sia la soluzione per affrontare il fenomeno delle code di chilometri per salire ad una baita.
“Il riconoscimento da parte dell'Unesco è stata l'attestazione universale di pregio dei nostri territori che ha attirato inevitabilmente il turismo. La combinazione delle due cose genera una potenzialità fantastica, ma come tutti i fenomeni economici e sociali, anche i flussi turistici hanno bisogno di essere gestiti. Credo che ci siano tutti gli strumenti per farlo” ribadisce De Cassan “Dobbiamo sempre più favorire questo processo di governo e gestione dei flussi, incrementando la professionalità degli operatori turistici e sviluppando politiche integrate tra enti pubblici e soggetti provati (compresi i consorzi di promozione locale). Ma guai a noi se non fossimo fieri e orgogliosi di questo patrimonio di bellezza e dei riconoscimenti che consentono anche di sviluppare economia”.
La Repubblica